Perché il caldo può peggiorare l’ansia e il panico?
CARATTERISTICHE E SINTOMI
L’estate e la primavera sono i periodi dell’anno in cui si registra un aumento delle manifestazioni sintomatiche legate all’ansia e agli attacchi di panico. Infatti, a causa dell’aumento della temperatura e delle ore di luce il cervello produce più cortisolo (l’ormone dello stress) a cui consegue un peggioramento dei sintomi. Tra questi sono presenti:
- Intense palpitazioni cardiache
- Sudorazione eccessiva in tutte parti del corpo
- Scosse piccole oppure di intensità maggiore
- Sensazione di sentirsi soffocare
- Respirazione affannosa
- Dolori o fastidi nel petto
- Fame d’aria, nausee o fastidi nella zona addominale
- Sensazione di avere le vertigini, di sentirsi instabili, di avere la “testa leggera” o di svenimento
- Brividi o vampate di calore
- Sensazione di torpore o formicolio nel corpo
- Percezione di irrealtà o di staccarsi da se stessi
Le sensazioni fisiche descritte precedentemente tendono ad incrementarsi in quegli individui con un’alta predisposizione all’ansia e vengono lette dal soggetto come una prova certa che sta accadendo qualcosa di pericoloso. A queste sensazioni seguono poi rapidi pensieri catastrofici riguardanti lo sproporzionato timore di perdere il controllo (es. svenire), “diventare pazzi” o morire (es. temere un infarto).
Queste persone, oltre a presentare una costante ansia anticipatoria per le condizioni climatiche, per tentare di fronteggiare l’ansia si distraggono (es. leggono un libro, chiamano il partner, pensano ad altro, vanno a fare una passeggiata), monitorano costantemente le sensazioni fisiologiche del proprio corpo ed evitano i posti affollati o quelli in cui sono scarsamente raggiungibili delle vie di fuga. Tuttavia, tali comportamenti protettivi e di evitamento non risolvono affatto il problema e non fanno altro che rinforzarlo e peggiorarlo. Ciò accade perché la catastrofe temuta associata alle reazioni dello stato d’ansia non patologico non viene mai disconfermata. Inoltre, è bene anche considerare che altri fattori stressanti come la stanchezza conseguente ad un anno di lavoro intenso e la difficoltà a prendere sonno per il caldo possono aumentare la predisposizione all’insorgenza dell’ansia e degli attacchi di panico.
CONSIGLI E INDICAZIONI
Se l’ansia e gli attacchi di panico aumentano velocemente e vi trovate nel bel mezzo di una crisi, è bene tenere a mente i seguenti suggerimenti per contenere ed evitare il malessere:
- non fingete di star bene poichè ciò comporta un aumento delle palpitazioni cardiache
- non tentate di scappare perché rischiate di cadere o di fare incidenti
- non forzate il respiro e non iperventilate in quanto ciò aumenta la sensazione di angoscia
- mettetevi al fresco in una posizione comoda evitando di sdraiarvi perché così i sintomi si aggraverebbero
- chiedete aiuto a qualcuno
Tuttavia, se l’afa e l’umidità aumentano il vostro disagio connesso all’ansia e al panico e a ciò segue un peggioramento degli stati d’animo, della vita sociale e del rendimento lavorativo e scolastico, è fortemente consigliato contattare quanto prima uno psicoterapeuta cognitivo comportamentale.
Infatti, la Psicoterapia Cognitivo Comportamentale e il trattamento EMDR, secondo diverse ricerche scientifiche nazionali e internazionali, sono considerati il metodi non farmacologici più efficace nel trattamento dei disturbi d’ansia. Inoltre, queste terapea in combinazione presentano margini di miglioramento superiori agli psicofarmaci e, se paragonate ad essi, risultano anche più efficaci nella prevenzione delle ricadute poiché in tempistiche molto brevi insegna alla persona a riconoscere e gestire i segnali dell’ansia e del panico e a modificare i pensieri disfunzionali ad essi associati.
BIBLIOGRAFIA
- American Psychiatric Association,“Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali – 5° Edizione” (2013)
- Perdighe C., Mancini F., “Elementi di psicoterapia cognitiva” (2010)
- Zocchi L., “Principi di fisiologia” (2012)
Narcisismo sano e patologico: cosa li differenzia?
Il termine narcisismo, come molte altre parole presenti in ambito psicologico e psichiatrico, viene spesso usato impropriamente generando inesattezze e confusione. Infatti, il narcisismo è un tratto di personalità che non costituisce una categoria unica ma si distribuisce in uno spettro ricco di diverse sfumature che vanno dal narcisismo benigno a quello maligno. Come qualsiasi altro tratto di personalità, il narcisismo tanto più è rigido e persistente causando difficoltà a livello sociale, personale, lavorativo e scolastico quanto più è patologico, fino ad essere considerato un disturbo di personalità.
Tuttavia, prima di proseguire con la lettura ed evitare dunque fraintendimenti, vi invito a leggere l’articolo “Come si manifestano i disturbi di personalità”, per comprendere al meglio la differenza tra cosa sia una personalità sana e un disturbo di personalità.
Un “narcisista sano” ha avuto la fortuna di vivere in un ambiente familiare in cui ha ricevuto la giusta dose di supporto fisico ed emotivo che gli ha permesso di sperimentare un’idea di sé sicura e competente e delle buone abilità sociali orientate al rispetto e la collettività verso gli altri. Infatti, un contesto familiare estremamente funzionale ha aiutato queste persone a sviluppare delle caratteristiche che favoriscono una qualità della vita ottimale. Tra queste sono presenti:
- Empatia: riescono ad entrare in sintonia con gli altri e non percepiscono l’intimità emotiva come una minaccia;
- Leadership: sono molto carismatici nel trasmettere idee o obiettivi e presentano spiccate doti sociali nella collaborazione con gli altri;
- Padronanza e sicurezza di sé: si impegnano nel fare la differenza senza nutrire il costante bisogno di essere apprezzati;
- Disposizione al confronto: nelle discussioni presentano delle buone dosi assertive facendo sentire gli altri responsabili dei propri errori effettivamente commessi ma senza infierire in modo sadico e distruttivo;
Infine, affinché possiate comprendere la “parte nera” del narcisismo, vi esorto a leggere l’articolo “Riconoscere un partner narcisista e liberarsene” in cui vi descrivo le caratteristiche delle persone con narcisismo patologico e i disagi che i loro comportamenti disfunzionale comportano a se stessi e agli altri.
BIBLIOGRAFIA
- Behary W. T., “Disarmare il narcisista. Sopravvivi all’egocentrico e migliora la tua vita” (2013)
- Carcione A., Semerari A., “Il narcisismo e i suoi disturbi. La terapia metacognitiva interpersonale” (2018)
Essere incompetenti senza esserne consapevoli
Quando l’incompetenza di una persona è fortemente associata alla sua elevata difficoltà nel valutare oggettivamente la propria e l’altrui ignoranza (altro…)
Learn MoreRiconoscere e liberarsi dalla depressione
CARATTERISTICHE E SINTOMATOLOGIA
La depressione è una tra le malattie mentali più diffuse ed è purtroppo in continua crescita. Il suo esordio è sempre più precoce (intorno ai 15 anni circa) e a soffrirne maggiormente sono i giovani adulti tra i 25 e i 44 anni, soprattutto le donne. Questo disturbo psichiatrico non ha nulla a che vedere con uno stato di tristezza passeggera caratterizzato da un calo momentaneo dell’umore, stress, stanchezza e nervi a fior di pelle che tende poi a risolversi spontaneamente. Infatti, essere depressi significa essere inghiottiti da una condizione di malessere generale caratterizzata da diversi sintomi cognitivi e corporei a cui segue una compromissione significativa della qualità della vita. Tra questi sono presenti:
- un basso tono dell’umore per la maggior parte del tempo
- la mancanza di piacere per tutto ciò che prima era fonte di felicità e per cui ci si sentiva soddisfatti
- una perenne sensazione di stanchezza senza aver compiuto degli sforzi
- frequenti sentimenti di colpa ed autosvalutazione
- facile irritabilità e difficoltà a mantenere la concentrazione
- aumento o diminuzione drastica del sonno e della sua qualità
- aumento o diminuzione di peso e dell’appetito
- calo o riduzione del desiderio sessuale
- idee e rischio di suicidio (nel 15% dei casi) sia pensieri automatici di contenuto negativo
Inoltre, non è raro che insieme alla depressione possano svilupparsi altri disturbi psicologici (ad esempio un disturbo d’ansia) che peggiorerebbero ulteriormente la situazione generale.
CAUSE
Nella depressione non esiste una causa unica ma il suo esordio è dovuto all’interazione tra fattori genetici, un supporto sociale povero o instabile e l’interpretazione negativa di qualsiasi evento di vita stressante (es. un lutto, una separazione o la fine di una storia sentimentale, problemi economici o la perdita del posto di lavoro). Così la persona depressa inizia gradualmente a sentirsi in un tunnel senza via d’uscita in cui domina l’idea della perdita percepita come irrinunciabile (“la mia vita non ha senso senza ciò poiché non posso farne a meno”), insostituibile (“niente e nessuno potrà mai prendere il posto del bene perduto”) e irrecuperabile (“non potrò più riaverlo”).
CONSEGUENZE
La persona depressa inizierà ad essere sopraffatta da pensieri intrisi di negatività che riguardano se stessi in quanto a dominare sarà l’idea di essere un fallito e non amabile, il mondo viene percepito come ingiusto e il futuro immaginato come buio e privo di speranza. Inoltre, questa condizione tende a protrarsi e a mantenersi nel tempo perché lo stato di negatività vissuto diviene a sua volta un ulteriore motivo di autocritica. Infatti, l’individuo inizierà a pensare che il suo atteggiamento di autocritica sarà un’ulteriore prova di non valere nulla, rinforzando la convinzione di essere diventato insopportabile per gli altri e di non meritare affetto, amicizia e vicinanza. A ciò si aggiunge la messa in atto di tentativi di soluzione disfunzionali come il rimuginio sul futuro, la ruminazione sul passato e il focalizzarsi troppo sul bene perduto, abbandonando gli altri aspetti della vita come hobby, amicizie e altri interessi personali.
QUAL E’ LA TERAPIA PIU’ CORRETTA?
Se leggendo queste righe vi siete riconosciuti in alcuni aspetti della depressione, è consigliato non aspettare ancora ma agire quanto prima poiché la situazione potrebbe peggiorare ulteriormente e di conseguenza i tempi di guarigione potrebbero allungarsi. Il primo passo da fare per riprendere in mano la vostra vita è contattare uno psicoterapeuta, preferibilmente specializzato in psicoterapia cognitivo comportamentale e che abbia adeguate conoscenze della terapia EMDR e della Flash Technique. Infatti, diversi studi scientifici hanno dimostrato che la Psicoterapia Cognitivo comportamentale abbinata alla terapia EMDR e alla Flash Technique sono dei metodi molto efficaci nel trattamento della depressione in quanto mira alla riattivazione psicomotoria della persona e ad elaborare i pensieri e i sentimenti negativi, garantendo dei miglioramenti in tempi relativamente brevi e minimizzando il più possibile le possibilità di ricaduta.
Tuttavia, nelle depressioni di intensità media o grave, è sempre consigliata la combinazione tra psicoterapia cognitivo comportamentale e psicofarmaci. Infine, dopo aver fatto i dovuti accertamenti e considerando che ogni situazione è diversa dall’altra, sarà sempre il professionista della salute mentale a decidere se ricorrere alla sola psicoterapia oppure se integrarla eventualmente con la terapia farmacologica.
BIBLIOGRAFIA
- American Psychiatric Association, “Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali – 5° Edizione” (2013)
- Beck A. T. et al., “Gli approcci cognitivi alla depressione” (2004)
- Beck A. T., “Principi di terapia cognitiva. Un approccio nuovo alla cura dei disturbi affettivi” (1984)
- Bowlby J., “La perdita della madre” (2000)
- Bowlby J., “Costruzione e rottura dei legami affettivi” (1982)
- Castelfranchi C., Mancini F., Miceli M., “Fondamenti di cognitivismo clinico” (2002)
- Clark D. A., Beck A. T., Alford B. A., “Teoria e terapie cognitive della depressione” (2000)
- Perdighe C., Mancini F., Miceli M., “Elementi di psicoterapia cognitiva” (2010)
- Tillema L. J. et al., “Negative mood perceived self-efficacy and personal standards in dysphoria: the effects on contextual cues on self-defeating patterns of cognition” in “Cognitive therapy and research” (2001)
Combattere lo stress e le sue conseguenze
INTRODUZIONE E DEFINIZIONE
Lo stress è un insieme di reazioni dannose di tipo emotivo, fisico, comportamentale e cognitivo che ogni individuo mette in atto quando non riesce a fronteggiare efficacemente gli eventi che si verificano nell’ambiente in cui vive. Lo stress, pur essendo secondo il gergo comune considerata erroneamente una malattia, è invece un fenomeno che determina un cattivo stato di salute solo se produce una tensione psicofisica prolungata vissuta soggettivamente come dannosa.
STRESS POSITIVO E STRESS NEGATIVO: QUALI DIFFERENZE?
Tuttavia, una minima dose di stress basale è utile ad ogni persona affinché possa sviluppare nuove strategie comportamentali e psicologiche che le permettono di adattarsi a situazioni nuove. In questi casi si fa riferimento infatti allo stress buono o eustress, una condizione di breve durata utile per migliorare la salute rendendo meno sensibili alla monotonia, aumentando alcune funzioni cognitive come l’attenzione, la concentrazione, l’apprendimento e potenziando la capacità di risoluzione dei problemi.
Invece, quando gli stimoli stressanti si protraggono per un periodo di tempo prolungato e non si riesce a farvi fronte, si parla di stress cattivo o distress. Questa tipologia di stress rovina la qualità della vita di ogni individuo e si caratterizza per difficoltà psicoemotive nella gestione delle emozioni come ansia, tristezza, rabbia, una diminuzione delle perfomances cognitive come difficoltà di concentrazione, memorizzazione e apprendimento, la manifestazione di comportamenti non salutari come l’abuso incontrollato delle tecnologie, tabacco, alcool e una cattiva alimentazione costituita per lo più di cibi ricchi di grassi e carboidrati complessi. Invece, a livello fisiologico si sperimentano complicanze del sistema nervoso come aumento del cortisolo e della pressione arteriosa, tachicardia e aritmia.
Lo stress cattivo o distress è un fattore da non sottovalutare in quanto, se non si interviene prontamente, predispone maggiormente le persone a sviluppare delle problematiche psicopatologiche come disturbi d’ansia, disturbi depressivi e difficoltà nella regolazione delle emozioni.
COME INTERVENIRE?
La psicoterapia cognitivo comportamentale, oltre ad essere il trattamento non farmacologico più efficace per la maggior parte delle forme di psicopatologia, si caratterizza per una varietà di tecniche utili al soggetto per gestire gli eventi stressanti di tipo personale, sociale e lavorativo, apportando benefici e serenità nella sua vita. Inoltre, considerando il rapporto tra eventi di natura traumatica e l’insorgenze dei disturbi da stress, è consigliato integrare la Psicoterapia Cognitivo Comportamentale al trattamento EMDR.
BIBLIOGRAFIA
- Corradini I., Lambertucci P., “Lo stress nei luoghi di lavoro. Profili psicologici, giuridici e metodologie di valutazione” (2015)
- Corradini I., “I mobbings. Mobbing, bullying, bossing e modelli di organizzazione del lavoro” (2009)
- Lazarus R. S., Folkman S., “Stress, appraisal and coping” (1984)
- Selye H., “Stress without distress” (1974)
- Selye H., “Stress in health and disease” (1976)
5 cose da fare se pensi di avere la depressione
INTRODUZIONE
La depressione non è un segno di debolezza ma una patologia mentale che può colpire qualsiasi tipo persona a prescindere dal sesso, dall’età e dalla situazione sociale ed economica. (altro…)
Learn MoreI danni psicologici degli steroidi anabolizzanti
INTRODUZIONE
L’uso e l’abuso di steroidi anabolizzanti sono praticati da diversi anni con lo scopo di aumentare le prestazioni oltre la soglia soggettiva sia negli ambienti sportivi professionistici sia amatoriali. La scoperta di queste sostanze si deve a Charles-Édouard Brown-Sequard, un neurologo e fisiologo di origine franco-britannica che agli inizi del novecento, dopo una serie di esperimenti, si accorse che iniettare delle sostanze provenienti dai testicoli animali provocasse negli individui diversi cambiamenti psicofisici tra i quali l’aumento della forza, del tono dell’umore e il miglioramento di alcuni processi cognitivi. Tuttavia, nel secolo scorso gli effetti collaterali dell’utilizzo improprio di queste sostanze erano ignoti mentre attualmente abbiamo a disposizione una vasta letteratura scientifica relativa alla loro dannosità psicologica e fisica.
CONSEGUENZE PSICOLOGICHE E PSICHIATRICHE
L’impatto negativo che queste sostanze hanno a livello organico e corporeo è molto più conosciuto rispetto a quello psicologico che, oltre ad essere poco considerato e sottovalutato, non è ancora ben noto alla maggior parte dei consumatori. Poiché i cambiamenti psichici indotti sono molto sottili, la persona che utilizza steroidi non è in grado di prendere consapevolezza delle modifiche lente e graduali che avvengono nel proprio funzionamento personale e relazionale, nonostante ciò abbia un impatto negativo sulla propria esistenza.
Infatti, non di rado usare ed abusare di steroidi, oltre alla dipendenza psicologica degli stessi, sono azioni che si associano a difficoltà nella gestione dell’ansia, alla comparsa di disturbi sessuali in entrambi i sessi, ad un aumento dell’irritabilità nelle situazioni di una normale quotidianità, ad una turbolenza e impulsività nelle relazioni con familiari, amici, colleghi e partner a cui seguono problematiche sul lavoro, tradimenti sentimentali e un aumento del rischio di contrarre malattie sessualmente trasmissibili. A ciò, si aggiungono sia la tendenza ad utilizzare altre sostanze d’abuso come alcool e droghe (es. cannabis, eroina, cocaina etc.) sia la messa in atto di comportamenti legalmente perseguibili (es. aumento della litigiosità dovuta alla facile irritabilità e al discontrollo degli impulsi, l’acquisto di tali sostanze al mercato nero etc.).
Oltre alle precedenti modifiche dal punto di vista psicologico, l’uso e l’abuso di steroidi comporta l’insorgenza di patologie psichiatriche ben più gravi. Tra queste troviamo i disturbi dell’umore (es. la depressione maggiore, i disturbi bipolari etc.), disturbi d’ansia (disturbo d’ansia generalizzata e disturbo di panico) e possono anche essere presenti sia idee e comportamenti suicidari sia sintomi paranoidei e/o deliranti caratterizzati da marcata sospettosità o idee bizzarre.
CONCLUSIONE
A prescindere dal dosaggio e dalla tempistica d’uso, gli steroidi anabolizzanti, se non utilizzati su prescrizione medica per scopi terapeutici finalizzati al miglioramento della salute psicorganica, comportano dei danni generali di notevole entità che in alcuni casi possono essere irreversibili, soprattutto quando è presente un utilizzo smodato in modalità “fai da te”.
Infatti, spesso accade che sia le conseguenze fisiche come l’alterazione dei valori nelle analisi ematochimiche di routine sia quelle psicologiche come le difficoltà relazionali, l’insoddisfazione lavorativa, i problemi legali e il ricorso ad altre sostanze stupefacenti non vengono associate direttamente al loro consumo che viene erroneamente considerato come un comportamento privo di rischi salutari.
Infine, per limitare ulteriormente le conseguenze psicologiche, fisiche e sociali di questa pratica nociva, è fortemente consigliato consultare uno psicoterapeuta o un medico psichiatra per promuovere e ristabilire una buona qualità della vita e un medico endocrinologo per riequilibrare il sistema ormonale.
BIBLIOGRAFIA
- American Psychiatric Association, “Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali – 5° Edizione” (2013)
- Bevin K. M., Vaughn M. G., DeLisi M., Wright J. P., “Anabolic-Androgenic Steroid Use and Involvement in Violent Behavior in a Nationally Representative Sample of Young Adult Males in the United States” (2008);
- Lefavi R. G., Reve T. G., Newland M. C., “Relationship between anabolic steroid use and selected psychological parameters in male bodybuilders” (1990)
- Kanayama G., Cohane G.H. , Weiss R.D., Pope H.G., “Past anabolic-androgenic steroid use among men admitted for substance abuse treatment: an underrecognized problem?” (2003)
- Perry P. J., Yates W. R., Andersen K. H., “Psychiatric symptoms sssociated with anabolic steroid: a controlled retrospective study” (1990)
- Perry P. J., Kutscher E. C., Lund B. C., Yares W. R., Holman T. L., Demers L., “Measures of aggression and mood changes in male weightlifters with and without anabolic steroid use” (2003)
- Pope H. G., Katz D.L., “Affective and psychotic symptoms associated with anabolic steroid use” (1988)
SITOGRAFIA
- ncbi.nlm.nih.gov
- wikipedia.org
Come aiutare una persona con un problema psicologico?
Ogni persona nella propria vita può ritrovarsi a vivere un “periodo no” caratterizzato da sconforto e insoddisfazione in cui si sente di essere in balia degli eventi e di non padroneggiare i propri stati d’animo. (altro…)
Learn MoreLe vacanze natalizie: tra gioia, stress e depressione
L’arco di tempo compreso tra i giorni prima di Natale e l’Epifania può rappresentare un potente fattore stressogeno. Infatti, mentre alcune persone non vedono l’ora che arrivi questo periodo per “ricaricare le batterie” e riposarsi, altre manifestano malessere e rifiuto sperando che tutto finisca quanto prima.
Durante le vacanze natalizie è molto frequente l’insorgenza di un fenomeno noto come Christmas Blues o depressione natalizia caratterizzato da una serie di sintomi come insonnia, ansia, pensieri automatici negativi, facile irritabilità, crisi di pianto e una diminuzione di interesse per le attività che prima venivano reputate soggettivamente piacevoli. A confermare un decremento della salute mentale in questo periodo dell’anno è opportuno citare uno studio scientifico effettuato dagli psichiatri americani Hillard, Holland e Ramm nel 1981 in cui si documenta un aumento di ricoveri psichiatrici e di tentativi di suicidio.
Questo stato psicofisico dipenderebbe sia dai bassi livelli di serotonina che determinano un abbassamento del tono dell’umore a causa della diminuzione ore di luce sia dalle pressanti convenzioni sociali in cui regna l’inautentica disposizione ai festeggiamenti. A ciò, si aggiungono la frenetica corsa ai regali, le continue riunioni familiari in cui potrebbero essere presenti persone la cui compagnia è poco gradita, l’abbandono temporaneo degli impegni scolastici e lavorativi e la nostalgia dell’anno passato unita ai pensieri futuri per il nuovo anno in arrivo.
Inoltre, in questo periodo le persone che hanno sperimentato una perdita recente come la morte di una persona cara, la fine o la crisi di una relazione, l’incertezza lavorativa o il combattere un grave problema di salute tendono a sperimentare un aumento del dolore e del senso di solitudine.
COME COMBATTERE LA DEPRESSIONE NATALIZIA?
Per far fronte alla depressione natalizia, è consigliato attuare le seguenti strategie:
- Organizzarsi in tempo: per l’acquisto dei regali natalizi sarebbe preferibile prendersi una giornata da dedicare a tale attività, evitando stressanti cambiamenti di routine e spendere una somma consona alle proprie possibilità;
- Fare ciò che si preferisce: è bene sentirsi in diritto di rifiutare incontri con persone poco gradite, dando la priorità a tutto ciò che ci rende felici e appagati poiché si è liberi di investire il proprio tempo libero come si vuole;
- Non giudicare negativamente le proprie emozioni: se la tradizione “impone” che a Natale bisogna essere felici e capita di sentirsi tristi, ansiosi, frustrati o arrabbiati, sarebbe opportuno non cercare di sopprimere queste emozioni ma accoglierle e, se lo si desidera, condividerle con un amico o un familiare fidato;
- Scegliere l’aria aperta: se le condizioni climatiche lo consentono, è consigliato sfruttare le ore di
luce in attività per stare in luoghi aperti invece che trascorrere molte ore davanti alle innumerevoli trasmissioni dei mass media; - Prendersi cura di sè: è bene dedicarsi ai propri passatempi preferiti e pensare a se stessi, per esempio regalandosi qualcosa di piacevole;
CONCLUSIONI
Se nonostante i precedenti suggerimenti ci si accorge che la depressione natalizia persiste causando disagi personali e relazionali, è fortemente indicata una consulenza psicoterapeutica finalizzata alla comprensione delle emozioni e dei pensieri disfunzionali presenti durante questo periodo di tempo.
BIBLIOGRAFIA
- American Psychiatric Association, “Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali – 5° Edizione” (2013)
- Hillard J.R., Holland J. M., Ramm D., “Christmas and psychopathology. Data from a psychiatric emergency room population” (1981)
SITOGRAFIA
- ncbi.nlm.nih.gov
L’amo o non l’amo: normali dubbi o psicopatologia?
Ogni essere umano nelle relazioni sentimentali o sul proprio partner può avere dei dubbi in qualche momento della sua vita, riuscendo nonostante ciò a convivere con sentimenti di mancata responsabilità e di inadeguatezza verso se stesso e il partner i quali appartengono all’esistenza umana. Tuttavia, quando queste preoccupazioni diventano molto eccessive e si associano ad un forte disagio personale, sociale e si ripercuotono soprattutto all’interno della coppia, molto probabilmente ci si trova di fronte ad una forma di psicopatologia nota come Disturbo Ossessivo Compulsivo da Relazione (DOC da Relazione).
COME SI MANIFESTA?
Il DOC da Relazione è una forma di psicopatologia che si presenta sotto forma di ossessioni e preoccupazioni riferite al partner e alle relazioni sentimentali a cui seguono delle compulsioni, azioni o immagini fisiche o mentali che il soggetto compie per abbassare l’ansia.
Tra le ossessioni più frequenti possiamo trovare pensieri pervasivi del tipo:
- “Sarà l’uomo o la donna giusta per me?”
- “Ci sto davvero bene?”
- “Mi ama?”
- “Se ho qualche dubbio, sono davvero sicuro/a di essere innamorato/a?”
Inoltre, è possibile che siano presenti anche delle immagini sul partner che possono presentarsi sotto forma di azioni impulsive (es. avere l’impulso di lasciarlo). Per gestire queste ossessioni, le persone con DOC da Relazione fanno solitamente ricorso ad alcune compulsioni come:
- Controllare molto spesso sentimenti, pensieri ed emozioni che si nutrono verso il partner e la relazione;
- Confrontare in maniera eccessiva l’amore del partner sulla base della quantità di tempo spesa con lui rispetto a quella trascorsa con altre persone;
- Il continuo bisogno di essere rassicurati sul fatto di essere dei “bravi partner”;
- Il confronto tra le caratteristiche e i comportamenti del proprio partner e quelli di altri potenziali partner;
- Focalizzarsi su alcuni ricordi o momenti felici vissuti col partner per rassicurarsi di essere davvero innamorati;
- Evitare tutte quelle occasioni che possono far scaturire le ossessioni temute come uscire con altre coppie considerate come impeccabili o vedere film in cui dominano tematiche romantiche.
Tuttavia, il ricorso alle compulsioni serve ad alleviare l’ansia solo nel breve periodo perché contribuiscono a rinforzare la comparsa delle ossessioni e a peggiorare quindi la problematica.
Inoltre, la presenza ossessiva delle immagini e dei pensieri intrusivi sul partner e la relazione provocano un intenso disagio a cui seguono intensi sentimenti di colpa e vergogna, spingono il soggetto ad essere un giudice molto severo con se stesso ed abbassano vertiginosamente la qualità della vita.
COME INTERVENIRE?
Se leggendo queste poche righe vi siete ritrovati nella descrizione del DOC da Relazione, è bene sapere che è possibile trattare questa patologia con successo contattando uno psicoterapeuta specializzato in Psicoterapia Cognitivo Comportamentale.
La Psicoterapia Cognitivo Comportamentale è un metodo non farmacologico molto efficace che, oltre a far comprendere al paziente in cosa consiste il DOC da Relazione, come e perché si è sviluppato, mira alla riduzione e alla gestione delle ossessioni e delle compulsioni relative al partner e alla relazione con un conseguente miglioramento della qualità della vita.
BIBLIOGRAFIA
- Doron, G., Derby D. & Szepsenwol O., “Relationship obsessive-compulsive disorder (ROCD): A conceptual framework. Journal of Obsessive-Compulsive and Related Disorders” (2014)
- Mancini F., “La mente ossessiva. Curare il disturbo ossessivo-compulsivo” (2016)