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Essere Assertivi: affermare se stessi rispettando gli altri
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Il Training Autogeno: imparare a rilassarsi
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La Psicoterapia Cognitivo Comportamentale: teoria ed efficacia
La Psicoterapia Cognitivo Comportamentale (CBT) è un metodo utilizzato per trattare i disturbi emotivi attraverso l’analisi della relazione tra pensieri, emozioni e comportamenti. Il modello teorico su cui è basato, postulato per la prima volta in America negli anni ‘60 da Aaron Beck e da Albert Ellis (Beck 1967, Ellis 1962), sostiene che le rappresentazioni mentali del paziente come credenze, pensieri automatici e schemi permettono, con un minimo d’inferenza (processo di ragionamento con cui si strutturano delle credenze o schemi di pensiero a partire da determinati fattori), di spiegare il disagio psicologico e il suo perpetrarsi nel tempo. Le reazioni emotive disfunzionali e il disagio sono frutto di distorsioni contenutistiche e formali di tipo cognitivo: la patologia è frutto di pensieri, schemi e processi disfunzionali. La non modificazione di tali schemi è dovuta da errori procedurali e contenutistici che ne “prevengono” l’invalidazione e contribuiscono al mantenimento del disturbo. I disturbi mentali e le problematiche interpersonali sono strettamente connessi al modo soggettivo di interpretare gli eventi sulla base dei contenuti e dei processi cognitivi di ogni individuo. In quest’ottica la mente è descritta come un sistema di scopi e conoscenze con cui ogni la psicoterapia cognitivo comportamentaleindividuo valuta la propria esperienza e regola le reazioni emotive, l’attività mentale e la condotta (M. Miceli e C. Castelfranchi, 1999). I sintomi psicopatologici (anche quando appaiono bizzarri e irragionevoli come per esempio nel caso di ossessioni e compulsioni) sono concettualizzati come l’espressione di attività finalizzate al raggiungimento di un obiettivo, insito nella mente del paziente. Attualmente molti studi scientifici e fonti autorevoli come la American Psychiatric Association (APA) hanno dimostrato che la Psicoterapia Cognitivo – Comportamentale è il trattamento di prima linea da consigliare al paziente come primo ed elettivo intervento per la maggior parte dei disturbi mentali e delle problematiche interpersonali.
Ma quali sono i suoi punti di forza?
1) E’ SCIENTIFICAMENTE PROVATA!
Diversi studi scientifici controllati hanno dimostrato l’efficacia della Psicoterapia Cognitivo Comportamentale nel trattamento della maggior parte dei disturbi psicologici come la depressione maggiore, il disturbo di panico, la fobia sociale, il disturbo d’ansia generalizzato, il disturbo ossessivo-compulsivo, i disturbi della nutrizione e dell’alimentazione e le psicosi.
Altre ricerche condotte sia a livello nazionale come l’IIS (Istituto Superiore della Sanità) sia internazionale come l’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) hanno dimostrato che la Psicoterapia Cognitivo Comportamentale ha un’efficacia maggiore o pari agli psicofarmaci nella cura di molte patologie psichiatriche. Se paragonata agli psicofarmaci, inoltre, la terapia cognitivo comportamentale è più utile nella prevenzione delle ricadute. Tuttavia, in alcuni disturbi come il disturbo bipolare e le psicosi, il trattamento farmacologico continua ad essere indispensabile. È stato inoltre provato che questo tipo di terapia è efficace indipendentemente dal livello di istruzione, stato sociale e reddito della persona che richiede il trattamento.
2) E’ ORIENTATA ALLO SCOPO!
Dopo la prima fase di valutazione diagnostica, il terapeuta e il paziente stabiliscono insieme quali sono gli obiettivi della terapia ed il piano terapeutico da adottare. Generalmente lo psicoterapeuta cognitivo comportamentale interviene dapprima sui sintomi che generano maggiore sofferenza per poi passare al trattamento degli altri aspetti del disturbo. Periodicamente si verificano i progressi fatti rispetto agli scopi prefissati, anche mediante valutazioni effettuati mediante dei test.
3) E’ CENTRATA SUL PROBLEMA ATTUALE!
Lo scopo della psicoterapia è la risoluzione dei problemi attuali del paziente e l’attenzione del terapeuta è rivolta soprattutto al qui ed ora. In modo particolare il terapeuta pone la sua attenzione su ciò che nel presente contribuisce a mantenere la sofferenza, pur considerando gli eventi passati e le esperienze infantili come utili fonti d’informazione circa l’origine e l’evoluzione dei sintomi. Alcuni esempi di problemi attuali sono la riduzione dei sintomi depressivi, la gestione dell’ansia che porta agli attacchi di panico e la risoluzione dei comportamenti compulsivi.
4) E’ BASATA SULLA COLLABORAZIONE ATTIVA TRA TERAPEUTA E PAZIENTE!
Il terapeuta e il paziente collaborano attivamente per capire il problema e sviluppare delle La fine della terapiastrategie adeguate per padroneggiare la sofferenza generata dal disturbo. Entrambi i partecipanti alla “relazione terapeutica” decidono l’argomento della seduta e lavorano per identificare, mettere in discussione e sostituire i pensieri disfunzionali che portano allo sviluppo dei problemi emotivi.
5) UTILIZZA MOLTE TECNICHE!
La Psicoterapia Cognitivo Comportamentale fa uso di una serie di tecniche che servono a gestire gli stati emotivi dolorosi del paziente. Le tecniche che vengono utilizzate variano in base al tipo di problema presentato e alla fase della terapia.
6) HA LO SCOPO DI RENDERE IL PAZIENTE IL TERAPEUTA DI SE STESSO!
Il terapeuta istruisce il paziente sulla natura del suo disturbo, sul processo della terapia e sulle tecniche cognitive e comportamentali. Il paziente viene dunque allenato a prendere consapevolezza del proprio funzionamento mentale e ad utilizzare le tecniche per gestire la propria condizione. L’acquisizione delle abilità di gestione delle emozioni dolorose permette al soggetto di beneficiare del trattamento anche dopo la conclusione della terapia.
BIBLIOGRAFIA
- Castelfranchi C., Mancini F., Miceli M., “Fondamenti di Cognitivismo Clinico” (2001)
SITOGRAFIA
- http://www.apc.it/chi-siamo/scuola-di-specializzazione-in-psicoterapia
- http://www.stateofmind.it/2014/11/psicoterapia-cognitivo-comportamentale/
- http://www.terzocentro.it/la_psicoterapia_cognitiva.asp#che_cosa_%C3%A8

Come si comporta un bravo terapeuta in seduta?
In qualità di terapeuta comprendo pienamente i dubbi e le paure delle persone che in preda alla sofferenza scelgono di affidarsi ad un professionista sconosciuto (altro…)
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Essere incompetenti senza esserne consapevoli
Quando l’incompetenza di una persona è fortemente associata alla sua elevata difficoltà nel valutare oggettivamente la propria e l’altrui ignoranza (altro…)
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Come aiutare una persona con un problema psicologico?
Ogni persona nella propria vita può ritrovarsi a vivere un “periodo no” caratterizzato da sconforto e insoddisfazione in cui si sente di essere in balia degli eventi e di non padroneggiare i propri stati d’animo. (altro…)
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Le vacanze natalizie: tra gioia, stress e depressione
L’arco di tempo compreso tra i giorni prima di Natale e l’Epifania può rappresentare un potente fattore stressogeno. Infatti, mentre alcune persone non vedono l’ora che arrivi questo periodo per “ricaricare le batterie” e riposarsi, altre manifestano malessere e rifiuto sperando che tutto finisca quanto prima.
Durante le vacanze natalizie è molto frequente l’insorgenza di un fenomeno noto come Christmas Blues o depressione natalizia caratterizzato da una serie di sintomi come insonnia, ansia, pensieri automatici negativi, facile irritabilità, crisi di pianto e una diminuzione di interesse per le attività che prima venivano reputate soggettivamente piacevoli. A confermare un decremento della salute mentale in questo periodo dell’anno è opportuno citare uno studio scientifico effettuato dagli psichiatri americani Hillard, Holland e Ramm nel 1981 in cui si documenta un aumento di ricoveri psichiatrici e di tentativi di suicidio.
Questo stato psicofisico dipenderebbe sia dai bassi livelli di serotonina che determinano un abbassamento del tono dell’umore a causa della diminuzione ore di luce sia dalle pressanti convenzioni sociali in cui regna l’inautentica disposizione ai festeggiamenti. A ciò, si aggiungono la frenetica corsa ai regali, le continue riunioni familiari in cui potrebbero essere presenti persone la cui compagnia è poco gradita, l’abbandono temporaneo degli impegni scolastici e lavorativi e la nostalgia dell’anno passato unita ai pensieri futuri per il nuovo anno in arrivo.
Inoltre, in questo periodo le persone che hanno sperimentato una perdita recente come la morte di una persona cara, la fine o la crisi di una relazione, l’incertezza lavorativa o il combattere un grave problema di salute tendono a sperimentare un aumento del dolore e del senso di solitudine.
COME COMBATTERE LA DEPRESSIONE NATALIZIA?
Per far fronte alla depressione natalizia, è consigliato attuare le seguenti strategie:
- Organizzarsi in tempo: per l’acquisto dei regali natalizi sarebbe preferibile prendersi una giornata da dedicare a tale attività, evitando stressanti cambiamenti di routine e spendere una somma consona alle proprie possibilità;
- Fare ciò che si preferisce: è bene sentirsi in diritto di rifiutare incontri con persone poco gradite, dando la priorità a tutto ciò che ci rende felici e appagati poiché si è liberi di investire il proprio tempo libero come si vuole;
- Non giudicare negativamente le proprie emozioni: se la tradizione “impone” che a Natale bisogna essere felici e capita di sentirsi tristi, ansiosi, frustrati o arrabbiati, sarebbe opportuno non cercare di sopprimere queste emozioni ma accoglierle e, se lo si desidera, condividerle con un amico o un familiare fidato;
- Scegliere l’aria aperta: se le condizioni climatiche lo consentono, è consigliato sfruttare le ore di
luce in attività per stare in luoghi aperti invece che trascorrere molte ore davanti alle innumerevoli trasmissioni dei mass media; - Prendersi cura di sè: è bene dedicarsi ai propri passatempi preferiti e pensare a se stessi, per esempio regalandosi qualcosa di piacevole;
CONCLUSIONI
Se nonostante i precedenti suggerimenti ci si accorge che la depressione natalizia persiste causando disagi personali e relazionali, è fortemente indicata una consulenza psicoterapeutica finalizzata alla comprensione delle emozioni e dei pensieri disfunzionali presenti durante questo periodo di tempo.
BIBLIOGRAFIA
- American Psychiatric Association, “Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali – 5° Edizione” (2013)
- Hillard J.R., Holland J. M., Ramm D., “Christmas and psychopathology. Data from a psychiatric emergency room population” (1981)
SITOGRAFIA
- ncbi.nlm.nih.gov

Joker: tra comprensione psicopatologica e moralità
Arthur Fleck, nel film poi soprannominato Joker, è un attore comico di circa quarant’anni che, a causa delle sue turbe psichiche, (altro…)
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Come scegliere uno psicoterapeuta affidabile e competente?
In un ambito delicato come quello della salute mentale è fondamentale rivolgersi ad un professionista adeguato, se il vostro scopo è ritrovare la serenità di un tempo. In questo articolo, vi descriveró alcune caratteristiche che dovrebbe possedere uno psicoterapeuta che con ottime probabilità sarà in grado di aiutarvi nel migliore dei modi:
Il primo passo da fare è verificare l’iscrizione del professionista all’Ordine degli Psicologi o all’Ordine dei Medici, evitando così di incappare in situazioni di abuso professionale. Il passo successivo sarà quello di controllare che tra le specializzazioni della scheda personale compaia l’abilitazione alla disciplina della Psicoterapia. Inoltre, per ulteriori informazioni e chiarimenti, non esitate a contattare telefonicamente l’albo stesso oppure domandare al professionista che tipo di formazione universitaria e post universitaria abbia conseguito.
Sin dai primi incontri, uno psicoterapeuta preparato non si dedicherà esclusivamente a ristabilire la vostra salute mentale ma è buona prassi che raccolga un’anamnesi generale della vostra storia clinica psicologica e medica (es. chiedendo se state effettuando o avete effettuato terapie farmacologiche di qualsiasi tipo oppure se i vostri familiari abbiano mai sofferto di disturbi mentali). Inoltre, se lo riterrà opportuno, proporrà un approfondimento della problematica attraverso degli esami di tipo medico o organico (es. visite psichiatriche, neurologiche, andrologiche, ginecologiche, cardiologiche etc.). Tali risposte cliniche lo aiuteranno ad inquadrare il caso nella maniera più dettagliata possibile e, di conseguenza, scegliere la terapia più adeguata.
Sin dal primo colloquio, un buon professionista cercherà di instaurare con voi una buona relazione terapeutica basata sul rispetto reciproco e su una giusta distanza interpersonale. Siate dunque diffidenti da quelle figure che instaurano con voi una relazione poco professionale ponendosi come “quasi amici” oppure che “a pelle” vi suscitano un senso di ambiguità e inautenticità. In sostanza, se dai primi colloqui percepite spiacevoli sensazioni che minano la vostra sicurezza emotiva e non permettono di aprirvi con serenità, è consigliabile non insistere nel percorso ma di cambiare professionista.
Uno psicoterapeuta dovrebbe sempre avere una rete di collaboratori di sua fiducia con cui confrontarsi se necessario (es. medici, psichiatri, neurologi, nutrizionisti, andrologi etc.). L’enorme vantaggio di poter contare su un team di riferimento lo aiuterà ad avere una visione del caso più dettagliata, riducendo al minimo gli errori diagnostici e, di conseguenza, evitare trattamenti terapeutici inefficaci. Ad esempio, se un paziente arriva a chiedere una consulenza psicoterapeutica su un disturbo sessuale come una disfunzione erettile o eiaculazione precoce, sarebbe opportuno che il terapeuta lo esorti ad un approfondimento mediante una visita andrologica o endocrinologica, volta ad escludere eventuali cause organiche del problema.
Inoltre, affinché come pazienti possiate avere delle risposte accurate sulla vostra situazione, vi esorto anche a chiedere al professionista tre aspetti fondamentali:
- La diagnosi formulata (come per le patologie mediche, una diagnosi psicologica ben definita è fondamentale poiché senza di essa sarebbe impossibile proporre qualsiasi tipo di terapia);
- I metodi scientifici che con alto tasso di successo saranno maggiormente efficaci in relazione alla diagnosi effettuata;
- Un confronto affinché vi sentiate compresi sia all’inizio sia durante la psicoterapia, facendo in modo che venga spiegato tutto ciò di cui si ha bisogno con un linguaggio comprensibile e privo di termini specialistici.
Ad esempio, se viene effettuata una diagnosi di Disturbo di Panico (DAP), Disturbo d’Ansia Generalizzata (DAG), Disturbo Ossessivo Compulsivo (DOC) o Depressione nelle sue diverse forme, uno psicoterapeuta onesto e preparato sarà tenuto a comunicarvi che, secondo le linee guida nazionali e internazionali, il metodo psicoterapeutico che con maggiore probabilità comporterà una totale remissione dei sintomi è la Psicoterapia Cognitivo Comportamentale che vanta un’efficacia pari o superiore agli psicofarmaci, soprattutto per la prevenzione delle ricadute future. Oppure, se siete stati vittime o avete assistito ad un evento traumatico o stressante (es. incidenti, malattie, lutti, quarantena, rapimenti, catastrofi naturali, omicidi, suicidi, violenza etc.), il vostro terapeuta sarà tenuto a comunicarvi che per una sana rielaborazione l’intervento psicoterapeutico più breve ed efficace secondo la letteratura scientifica è il trattamento EMDR (Eye Movements Desensitization and Reprocessing).
Dopo aver fatto i dovuti accertamenti e considerando che ogni situazione è diversa dall’altra, è bene sottolineare che sarà a discrezione del vostro psicoterapeuta decidere se ricorrere alla sola psicoterapia oppure se integrarla eventualmente con una terapia farmacologica, inviandovi ad un medico psichiatra di sua fiducia ed evitate di affidarvi a coloro che vi propongono delle terapie senza giustificarvi le prove di efficacia in relazione alla diagnosi che vi hanno fatto. In sostanza, se durante i primi incontri non vi sentite rassicurati e vi è poco chiaro ciò che andrete a fare e come andrete ad investire il vostro tempo e il vostro denaro, sarebbe opportuno che valutiate di affidarvi ad un altro professionista.
Inoltre, è altamente consigliabile stare alla larga da chiunque vi proponga trattamenti non riconosciuti dalla Medicina Basata sull’Evidenza Scientifica (EBM). Tra questi troviamo figure dal ruolo poco definito e dalle dubbie competenze professionali come iridologi, naturopati, maghi sensitivi, pranoterapeuti, cartomanti, astrologi, presunti esperti di fisica quantistica, counselor, coach professionisti e altri santoni che abilmente si nascondono dietro allettanti nomignoli inglesi. Infatti, questi individui sono privi di un valido percorso di studi universitario, commettono spesso un abuso della professione legalmente perseguibile, creando ulteriori danni all’intera popolazione e proponendo metodologie inutili in quanto prive di prove di efficacia. Il risultato atteso sarà la frustrazione di aver speso inutilmente del denaro senza aver risolto nulla.
Dunque, se state pensando di rivolgervi ad un professionista della salute mentale, mi auguro che le precedenti informazioni vi siano state d’aiuto affinché possiate scegliere con consapevolezza e decisione la figura professionale che dovrà occuparsi di voi.
BIBLIOGRAFIA
- Mancini F., “La mente ossessiva. Curare il disturbo ossessivo compulsivo” (2016)
- Perdighe C., Mancini F.,“Elementi di psicoterapia cognitiva” (2010)
- Rainone A., Mancini F., “La mente depressa” (2018)
- Roth A., Fonagy P., “What works for whom? A critical review of psychotherapy research” (1996)
- Shapiro F., “EMDR. Principi fondamentali, protocolli e procedure (2019)
- Van Der Kolk B., “Il corpo accusa il colpo. Mente, corpo e cervello nell’elaborazione delle memorie traumatiche” (2015)
- Wells A., “Cognitive therapy of anxiety disorders: a practice manual and conceptual guide” (1997)
SITOGRAFIA
- www.emdr.com
- emdr-europe.org
- emdr.it