Il ruolo delle emozioni nel funzionamento umano
Le emozioni sono dei complessi meccanismi che svolgono un’importante funzione adattiva nel rapporto tra l’uomo e l’ambiente in quanto agiscono come mediatori fra i mutevoli eventi di un determinato contesto e le risposte comportamentali dell’essere umano. Nel tentativo di individuare le caratteristiche peculiari di ogni singola emozione, gli scienziati hanno fatto una distinzione in emozioni primarie ed emozioni secondarie.
Le emozioni primarie, definite anche come emozioni fondamentali o di basemozionie, compaiono nello sviluppo umano precocemente, risultano fondamentali nei processi biologici e di adattamento e, non necessitando di processi introspettivi e consapevoli ma di schemi di azioni fisiologica specifici e distintivi, sono presenti anche nelle specie animali superiori. In questa categoria possono essere dunque inserite la paura/ansia, la rabbia, la sorpresa, il disgusto, la felicità e la tristezza.
Le emozioni secondarie, conosciute anche come emozioni di autoconsapevolezza, autoriflessive o complesse, compaiono verso i tre/quattro anni di vita e possono essere considerate emozioni proprie del genere umano in quanto sono il risultato di un processo introspettivo che ogni persona realizza su se stessa in relazione a norme e standard morali interiorizzati appresi dal contesto di riferimento e dalle relazioni interpersonali. Dunque, affinché l’individuo provi questa categoria di emozioni, è necessario che raggiunga uno specifico stadio dello sviluppo cognitivo che gli permetta di comprendere determinate regole del comportamento sociale e di riflettere su se stesso. All’interno di questo gruppo di emozioni si trovano l’orgoglio, la pena, la vergogna, la superbia, il senso di colpa, l’imbarazzo, l’invidia e la gelosia.
Nominare e riconoscere le emozioni sono azioni attraverso cui le persone possono chiarire come si sentono o come si sono sentite in una determinata situazione. Questo processo risulta utile non solo in un percorso terapeutico ma anche in contesti non clinici. Infatti, questa pratica produce effetti benefici sul cervello a causa della riduzione dell’attività del sistema limbico, un’area cerebrale composta dall’amigdala e dall’ippocampo che regola l’attivazione emotiva.
Dott. Alessandro Di Domenico – Psicologo e Psicoterapeuta
Centro di Psicoterapia e Salute Mind Lab – MARTINSICURO (TE)
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SITOGRAFIA
www.stateofmind.it
www.cognitivismo.com
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