Ritrovare la serenità dopo un abuso sessuale: la storia di Marta
RICHIESTA DELLA PSICOTERAPIA
Marta è una giovane ragazza di 25 anni attualmente iscritta alla facoltà di Giurisprudenza ed è prossima al coronamento della laurea.Terza figlia di un papà avvocato e di una mamma consulente del lavoro, è un’eccellente studentessa universitaria e nel tempo libero aiuta i suoi genitori nei rispettivi ruoli, cercando così di rendersi il più possibile utile.
Qualche mese fa mi contatta e, non appena la esorto ad accomodarsi nella mia stanza, il suo volto inizia ad intristirsi ed esordisce dicendo “Dottore, l’ho contattata poiché dopo un lungo periodo è giusto che io mi liberi di questo peso che mi porto ormai da diverso tempo. Sin dall’adolescenza, non riesco più ad iniziare una relazione sentimentale con un ragazzo e questo mi fa sentire sbagliata ed incapace rispetto alle mie coetanee, non permettendomi di avere delle relazioni sane. E’ strano da spiegare… E’ come se, non appena inizia ad interessarmi un uomo, inizio a sentire un senso di vergogna e di disgusto caratterizzato da un fastidio allo stomaco, al petto e alla gola conditi da un senso di viscidume generale. Queste sensazioni sono così forti che negli anni ho spesso rifiutato dei partner che mi piacevano per paura che tali reazioni sgradevoli si ripresentassero e mi facessero stare ancora più a disagio di quanto io già mi senta per questa situazione… Se non faccio qualcosa per risolvere questa cosa non riuscirò mai ad avere né una relazione sentimentale soddisfacente né costruire una famiglia in futuro…
Nei successivi colloqui, le chiedo se durante l’età adolescenziale sia accaduto qualcosa di negativo con qualche ragazzo. Non appena le chiedo questa cosa, mi accorgo che i suoi occhi iniziano a diventare gonfi irrorandosi di lacrime, il suo corpo diventa più rigido, il respiro inizia a cambiare d’intensità e mi riferisce “Durante il primo anno di scuole medie, alcuni miei compagni ed io avevamo l’abitudine di trovarci il fine settimana per cenare sulla spiaggia. In una di quelle sere, mentre aspettavo che i miei genitori mi venissero a riprendere, rimasi insieme con uno di questi ragazzi con cui condividevo una bella amicizia. Non lo avrei mai ritenuto capace di fare quello che successivamente fece a me. Iniziò a fare dei complimenti poco appropriati, a fare delle carezze e poi… questa persona si approfittò di me ed io, essendo totalmente spaventata, non ebbi né la forza di urlare né successivamente raccontarlo a qualcuno. Solamente a ripensare a quanto accaduto, inizio a sentire un senso di vergogna e di disgusto caratterizzato da un forte fastidio allo stomaco, al petto e alla gola, il tutto insieme a un senso di viscidume generale. E’ stato orribile!”
Noi terapeuti specialisti in psicotraumatologia e nel trattamento EMDR conosciamo bene le sensazioni fisiche che Marta mi riporta mentre mi racconta l’atroce accaduto: le chiamiamo infatti “Memorie corporee traumatiche” che, unite alle emozioni sgradevoli e ai pensieri negativi, costituiscono un elemento cardine per porre una diagnosi di un Disturbo da Stress Post Traumatico (PTSD).
ANDAMENTO DELLA PSICOTERAPIA
Nella fase iniziale della psicoterapia e nel suo prosieguo, Marta mi riferisce che teme di portare con sé questo fardello a vita, credendo falsamente di non potersene mai liberare. Catastrofizzando dunque la cosa, si immagina incapace di intraprendere nuovamente delle frequentazioni, rinunciando così ad una vita sentimentale soddisfacente.
A questo punto, allo scopo di darle una concreta speranza, la informo sul fatto che attraverso una specifica forma di psicoterapia ricca di solide basi scientifiche chiamata EMDR si riesce a rielaborare con successo ed in breve tempo l’esperienza traumatica in modo che essa non sia più fonte di fastidio o disagio nel presente. Dunque, le ribadisco che con ottime probabilità potrà tornare a frequentare dei partner in modo naturale e spensierato. Percependo nei suoi occhi un barlume di speranza e un accenno di sorriso, iniziamo la terapia. L’intero trattamento, considerata la fase diagnostica iniziale per valutare l’eventuale presenza di altre forme di psicopatologia, è durato complessivamente 15 sedute attraverso le quali il trauma psicologico è stato elaborato con enorme successo. Marta lascerà per sempre questo ricordo nel passato, facendo in modo che non sia più disturbante nel presente.
Infatti, nell’ultimo colloquio della terapia, Marta entra sorridente in studio affermando “Ho provato più volte a ripensare a quanto accaduto e vedo questo ricordo sfocato, più lontano e soprattutto non mi dà più fastidio. Grazie all’EMDR mi sento adesso più libera da questo fardello e non provo più quell’atroce senso di colpa e di inadeguatezza che non mi permettevano di andare avanti. Finalmente posso dire di stare bene!”.
CONCLUSIONI
Marta si è raccomandata che io scrivessi questo articolo e riportassi la sua storia per esortare le persone a chiedere aiuto quanto prima. Infatti, esaudendo il suo desiderio, vi cito testualmente le sue parole: “Dottore, non ha idea di quante amiche o conoscenti mi abbiano confidato di essere state vittime di situazioni simili e di quanto stiano soffrendo ancora. Per questo voglio che la mia testimonianza possa convincere chiunque a chiedere aiuto quanto prima ad uno psicoterapeuta così che tutti possano tornare a stare bene in breve tempo”. Infine, accennando un sorriso, conclude dicendo “A saperlo prima, non avrei aspettato così tanto tempo ma avrei dovuto subito sottopormi alla Psicoterapia Cognitivo Comportamentale e alla tecnica dell’EMDR ma oramai l’importante è che sto bene e che posso godermi la mia vita a pieno…”
Nota bene: La paziente ha acconsentito alla pubblicazione del seguente testo e, per tutelare ulteriormente la sua privacy, le sue generalità e l’andamento degli eventi sono stati modificati.
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