
Perché e come il trauma psicologico si trasmette da una generazione all’altra?
Un trauma psicologico non è soltanto un evento in cui la propria sopravvivenza o incolumità vengono minacciate ma ciò comprende qualsiasi tipo di evento ripetuto nel tempo che viene percepito da un soggetto come non sostenibile dal punto di vista emotivo. Tra questi troviamo infatti calamità naturali (es. incendi, alluvioni terremoti etc.), guerra, torture, violenza domestica, trascuratezza genitoriale e abusi psicologici e sessuali, quarantena, isolamento forzato e sequestro di persona, incidenti stradali, rapine, disastri aerei, malattie o prognosi gravi e lutti complicati o traumatici.
Gli studi condotti negli ultimi anni confermano come le conseguenze di eventi particolarmente stressanti, se non adeguatamente rielaborate, possono trasmettersi da genitore, al figlio e al nipote, costituendo quella che noi psicotraumatologi chiamano trasmissione transgenerazionale del trauma.
Anche il padre della psicoanalisi Sigmund Freud e ancor prima di lui Pierre Janet parlarono di trasmissione filogenetica nei primi del Novecento, formulando l’ipotesi che gli eventi traumatici potessero essere trasmessi di generazione in generazione.
Ad oggi le ipotesi di Freud e Janet sono state confermate dall’epigenetica, la scienza che studia l’espressione e la variazione del nostro patrimonio genetico. Queste modifiche non si riferiscono a cambiamenti di tipo strutturale del DNA (genotipo), ma solamente nell’espressione genica (fenotipo). Infatti, le tracce lasciate dall’esposizione ad un fattore ambientale stressante o ad un grave trauma psicologico lasciano dei segni sul rivestimento chimico dei cromosomi (metilazione). In questo rivestimento è contenuta la “memoria” di ogni cellula del corpo che viene immagazzinato come ricordo “fisico” dell’evento che viene trasmesso durante la procreazione di generazione in generazione, regolando il grado e il tipo di espressione genetica, cioè come caratteristiche emotive e comportamentali si manifestano.
Quali sono le ipotesi che confermano gli effetti transgenerazionali e intergenerazionali del trauma?
La traumatizzazione secondaria: è necessario identificare in ogni generazione un effetto epigenetico o un disfunzionalità biologica, ipotizzando sia un effetto comportamentale. In poche parole, avere un genitore traumatizzato mette maggiormente a rischio la persona di sviluppare una disregolazione epigenetica:
- La riprogrammazione fetale: se una madre in gravidanza è esposta ad eventi particolarmente stressanti, il feto in utero subisce non solo modifiche a livello ormonale ma anche nelle cellule embrionale che definiscono l’assetto epigenetico;
- L’effetto transgenerazionale: si riferisce ai comportamenti e alle credenze disfunzionali del genitore sul figlio che contribuisce a modificare la trasmissione di modificazioni epigenetiche;
A sostegno di ciò, gli studi sui figli dei sopravvissuti all’Olocausto hanno dimostrato come queste persone abbiano una tendenza a sviluppare ansia o depressione ed hanno una ridotta capacità di resilienza nel fronteggiare eventi stressanti con ricadute negative sul funzionamento personale, lavorativo e scolastico.
Dunque, l’EMDR e la Flash Technique possono essere quindi largamente utilizzate per bloccare la trasmissione transgenerazionale del trauma poiché il meccanismo epigenetico è fortunatamente reversibile in quanto non rappresenta una modifica strutturale del DNA.
BIBLIOGRAFIA
- Amabili M., Di Domenico A., (2025). Il Dynamical Neurofeedback® NeurOptimal®. Potenzialità applicative per le professioni sanitarie e non sanitarie
- Amabili M., Di Domenico A., (2024). La Flash Technique. Rendere più accessibili e rielaborare le memorie traumatiche più travolgenti. Giovanni Fioriti Editore, Roma
- Fernandez I, Verardo A. R., “EMDR: modello e applicazioni cliniche” (2019)
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- Van Der Kolk B., “Il corpo accusa il colpo. Mente, corpo e cervello nell’elaborazione delle memorie traumatiche” (2015)
- Verardo A. R., Lauretti G., “Riparare il trauma infantile. Manuale teorico d’integrazione tra sistemi motivazionali ed EMDR” (2020)
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