
Sono una persona timida o soffro di Fobia Sociale?
Una leggera ansia prima di una determinata situazione, l’imbarazzo e la paura di essere umiliati e giudicati negativamente sono caratteristiche tipiche di ogni essere umano. Questi fattori sono comunemente riconducibili alla timidezza, un tratto di personalità che occasionalmente è causa di lieve disagio ma non rovina la qualità della vita delle persone e non è dunque classificabile come disturbo psichiatrico. Infatti, le persone timide iniziano di solito a preoccuparsi solo un po’ prima della situazione temuta e, nel bel mezzo di essa, sperimentano una riduzione dell’ansia e dell’imbarazzo che riescono successivamente a gestire, conducendo un’esistenza personale, sociale e lavorativa piuttosto serena.
Contrariamente alla timidezza, la Fobia Sociale o Disturbo d’ansia sociale è una psicopatologia di cui soffrono alcune persone che da almeno sei mesi sperimentano:
- un grande timore di essere criticate dagli altri mentre si eseguono azioni o compiti di vario genere;
- un’ansia molto elevata rispetto ad una reale minaccia;
- timore di avere interazioni sociali (es. incontrare e parlare con persone sconosciute, essere osservati mentre si mangia o fare un discorso davanti ad altre persone etc.)
- timore di di essere giudicate per le conseguenze fisiologiche causate dall’ansia stessa (rossore del volto, sudorazione intensa, secchezza della lingua e delle fauci, abbassamento del tono e del timbro e della voce, difficoltà a mantenere il contatto oculare, postura rigida etc.).
Gli individui che soffrono di Fobia Sociale sono mossi da un obiettivo particolare: la loro esistenza non mira allo scopo di fare una bella figura ma al contrario cercano di evitare a tutti i costi di farne una brutta, temendo con estremo disagio di sperimentare vergogna e imbarazzo. Inoltre, non è raro che la Fobia Sociale possa essere accompagnata dall’insorgenza di altre forme di psicopatologia come un disturbo d’ansia generalizzata, disturbo da attacchi di panico, depressione nelle sue varie forme o abuso di sostanze, soprattutto tendenzialmente quelle che inducono rilassatezza e stordimento come cannabis e alcool.
Per gestire la condizione di disagio che si trova a sperimentare, la persona che soffre di Fobia Sociale tende a mettere in atto dei comportamenti di evitamento (es. rifiutare con una scusa di presentarsi ad un appuntamento o ad una riunione) o dei comportamenti protettivi (es. muoversi sul posto, abusare di alcool e droghe per alleviare l’ansia, portare con sè il farmaco ansiolitico o assumerlo prima di una situazione temuta). Tali condotte, pur sembrando efficaci poiché inzialmente riducono l’ansia per poco tempo, a lungo andare non fanno altro che mantenere ed aggravare ulteriormente il problema piuttosto che risolverlo.
Per intervenire con ottimi risultati e migliorare la propria qualità della vita da un punto di vista personale e relazionale, il primo passo da fare è contattare quanto prima uno psicoterapeuta cognitivo comportamentale. Infatti, la Psicoterapia Cognitivo Comportamentale è considerata dalle linee guida internazionali come il trattamento elettivo per la maggior parte dei disturbi mentali tra i quali la Fobia Sociale poiché presenta un’efficacia pari o superiore agli psicofarmaci, soprattutto nella prevenzione delle ricadute. Infatti, la sola terapia farmacologica, oltre a comportare elevate possibilità di ricaduta, non è sufficiente per la remissione totale dei sintomi poiché, a differenza della psicoterapia, interviene tendenzialmente sui sintomi fisici ma non sui pensieri e i comportamenti disfunzionali che sono i responsabili fattori di mantenimento di questo disturbo.
BIBLIOGRAFIA
- American Psychiatric Association, “Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali – 5 Edizione” (2013)
- Lorenzini R. e Sassaroli S., “La mente prigioniera” (2000)
- Lorenzini R., Sassaroli S., Ruggero G. M., “Psicoterapia cognitiva dell’ansia. Rimurginio, controllo ed evitamento” (2006)
- Perdighe C., Mancini F.,“Elementi di psicoterapia cognitiva” (2010)
- Wells A., “Trattamento cognitivo dei disturbi d’ansia” (1999)
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