
Come riconosco e curo il Disturbo Borderline di Personalità?
INTRODUZIONE
Il Disturbo Borderline di Personalità (DBP) è una forma di psicopatologia che insorge durante il periodo adolescenziale o nella prima età adulta e si manifesta attraverso improvvisi cambiamenti del tono dell’umore, una scarsa stabilità nelle azioni e nei rapporti con gli altri, una marcata impulsività in diverse aree e una difficoltà gestire e riconoscere coerentemente i propri pensieri e stati d’animo. Le precedenti caratteristiche, rinforzandosi reciprocamente, producono una notevole sofferenza psicofisica rovinando la qualità della vita dell’individuo a livello personale, sociale, relazionale, lavorativo e scolastico.
Tra le caratteristiche principali di questo disturbo di personalità è presente l’instabilità emotiva che si manifesta con marcati e repentini cambiamenti dell’umore: è infatti molto frequente che queste persone oscillino rapidamente da uno stato d’animo all’altro, soprattutto in presenza di eventi relazionali percepiti come spiacevoli (es. un rifiuto, un abbandono, una critica o una semplice disattenzione da parte degli altri). Infatti, chi soffre di DBP è affetto da una forte vulnerabilità emotiva caratterizzata da reazioni più impulsive, intense e durature rispetto a quella delle altre persone a cui si associa la disregolazione emotiva che si traduce nella difficoltà nel riconoscere e soprattutto gestire le emozioni.
Nel tentativo di controllare le eccessive reazioni emozionali, le persone con DBP ricorrono all’azione in modo impulsivo e agiscono senza riuscire a riflettere. L’impulsività si può esprimere con esplosioni di rabbia, litigi violenti, abuso di sostanze stupefacenti (alcool, droga, cocaina, cannabis etc.), abbuffate di cibo, gioco d’azzardo, promiscuità sessuale o spese sconsiderate. Possono anche manifestarsi, a volte anche in modo ricorrente, atti autolesivi (es. procurarsi dei tagli sul corpo con delle lamette o delle bruciature con dei mozziconi di sigaretta, ingerire dosi eccessive di psicofarmaci etc.) o, in casi estremi, idee e tentativi di suicidio.
Le persone con DBP tendono inoltre a vivere le relazioni con gli altri in maniera tumultuosa e intensa ma allo stesso tempo in modo caotico e discontinuo. Infatti, spesso per loro è complesso viverle “in una via di mezzo” poiché, optando per il “tutto o nulla”, tendono ad oscillare rapidamente tra l’idealizzazione e la svalutazione dell’altro. Solitamente, le loro relazioni iniziano con una visione dell’altro (partner o amici) che viene percepito come accudente, serio e disponibile. Tuttavia, non appena la persona con DPB sperimenta la percezione di una critica o un’incostanza nelle cure, tenderà a etichettare l’altro all’opposto (es. pericoloso, disonesto etc.) oppure come “buono” o “cattivo” allo stesso tempo.
Le caratteristiche elencate precedentemente incidono fortemente sull’autostima per cui queste persone tenderanno a percepirsi come sbagliate e fragili etichettandosi con espressioni come “Sono un buono a nulla!”, “Sono un fake!”, “Mi faccio schifo!”. La maggior parte del tempo viene spesa per cercare di correggere questi presunti difetti, trattandosi con estrema rigidità e severità e pretendendo da se stessi cambiamenti impossibili da ottenere senza l’aiuto di uno specialista della salute mentale.
CAUSE E CONSEGUENZE
Secondo la letteratura scientifica, le origini del BPD sono dovute all’interazione di due fattori che si influenzano reciprocamente. Il primo sono esperienze infantili intense e ripetute trascorse in un ambiente invalidante cui il soggetto può essere stato esposto a svalutazione dei propri stati mentali(pensieri, emozioni e sensazioni fisiche), interazioni caotiche ed inappropriate con l’ambiente familiare, espressioni emotive intense, carenze di cure, maltrattamenti e abusi sessuali in aggiunta a fattori genetici e temperamentali che predispongono il soggetto allo sviluppo della disregolazione emotiva (ipoattivazione della corteccia prefrontale e iperattivazione del sistema limbico). Tra le conseguenze principali di questo disturbo figurano l’instabilità nei rapporti interpersonali, lo scarso rendimento lavorativo o scolastico nonostante le buone capacità intellettive del soggetto, l’abuso di alcool e di droghe e, in casi estremi, il ricorso ad atti autolesivi e tentativi di suicidio.
TRATTAMENTO PSICOTERAPEUTICO E FARMACOLOGICO
La Psicoterapia Cognitivo Comportamentale (CBT) si è rivelato un metodo molto efficace nel trattamento del DBP in quanto aiuta il soggetto a migliorare la capacità di identificare gli stati mentali propri ed altrui e di ragionarci in maniera più costruttiva e flessibile. Promuovere tali abilità aiuterà il soggetto a prendere decisioni più funzionali, risolvere conflitti, problemi relazionali e a padroneggiare gli stati di sofferenza soggettiva, minimizzando il più possibile le possibilità di ricaduta. Inoltre, considerata l’altissima presenza tra BDP ed eventi traumatici di varia entità, si otterranno risultati ancora maggiori integrando la CBT al trattamento EMDR (Eye Movements Desensitization and Reprocessing) e alla Flash Technique.
Infine, poiché è stato dimostrato che nessuno psicofarmaco ha un’efficacia costante o notevole nella cura del DPB, la psicofarmacoterapia dovrebbe essere prescritta da un medico psichiatra nei casi più compromessi (es. elevato rischio suicidario o frequenti agiti impulsivi) ma bisogna sempre integrarla con la Psicoterapia Cognitivo Comportamentale. A tal proposito, bisogna assicurarsi che le persone con BPD comprendano che gli psicofarmaci possono essere un valido aiuto alla psicoterapia ma che non possono essere assolutamente sostituiti ad essa. Infatti, riporre aspettative irrealistiche sull’efficacia della sola terapia farmacologica abbasserà l’impegno personale del paziente verso il miglioramento che è ottenibile esclusivamente attraverso una buona psicoterapia.
BIBLIOGRAFIA
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