Cosa faccio se mio figlio è coinvolto nel bullismo?
Nel mio studio è capitato diverse volte di ascoltare bambini o adolescenti che a scuola o nei luoghi in cui fanno sport hanno subito dei soprusi. Tali atteggiamenti hanno poi causato diverse problematiche personali, psicologiche e sociali alle quali non è stata data troppa considerazione per mancanza di un’informazione adeguata.
Gli atti di bullismo non sono semplici “prese in giro” tra bambini o “ragazzate” adolescenziali ma azioni che appartengono ad un fenomeno sociale molto complesso e più frequente di quanto comunemente si pensi. Il bullismo si caratterizza per azioni intimidatorie verbali, fisiche e psicologiche che un soggetto percepito come più “forte” compie su una persona giudicata come più “debole”. Le azioni vessatorie sono caratterizzate da intenzionalità, asimmetria di potere e persistenza nel tempo. Infatti il bullo, sfruttando la disparità di ruolo tra vittima e carnefice, ha l’unico scopo di ledere l’integrità psicofisica della vittima attraverso di versi comportamenti. Tra questi sono presenti offese, derisione per aspetti fisici o caratteriali, esclusione sociale e aggressioni corporee o verbali.
CHI PARTECIPA AL BULLISMO?
Le vittime, apparendo come persone timide, riservate, insicure, molto ansiose o molto educate sono coloro che sono costrette a subire gli atti di bullismo. Contrariamente a quest’ultime, i bulli si presentano come persone apparentemente sicure di sé. Infatti, utilizzano dei comportamenti aggressivi con lo scopo di essere considerati ed autoaffermarsi, manifestando così una forte difficoltà nel rispetto delle regole e una bassa tolleranza alla frustrazione. Inoltre sono presenti anche gli osservatori, soggetti che assistono alle condotte intimidatorie del bullo senza prendere le difese della vittima, rinforzando in modo indiretto gli atteggiamenti prevaricatori. Infine, gli antagonisti sono quelle persone che provano un senso di ingiustizia profondo e si oppongono al bullo intervenendo direttamente in difesa del compagno sofferente.
COSA ACCADE ALLA VITTIMA?
La vittima manifesta il proprio disagio in diversi modi: stress, abbassamento della concentrazione, calo del rendimento scolastico, lamentele somatiche (es. mal di pancia, mal di testa, calo dell’appetito e disturbi del sonno) e l’evitamento dei luoghi in cui gli atti di bullismo sono subiti (es. scuola, luogo di lavoro, palestra, scuola calcio, oratorio etc.). Non è rara infatti la perdita di interesse degli eventi sociali in cui sono presenti diversi coetanei. Se non si interviene precocemente per ristabilire la salute della vittima, nel breve periodo e in età adulta, oltre ad una compromissione dell’autostima, possono svilupparsi disturbi d’ansia (es. disturbo di panico, ansia generalizzata) e dell’umore (es. la depressione), traumi psicologici e, nei casi più gravi, possono anche comparire comportamenti parasuicidari (es. autolesionismo) per gestire il dolore emotivo e, nei casi estremi, si può anche arrivare a compiere tentativi di suicidio.
COSA ACCADE AL BULLO?
Tuttavia, ad essere danneggiate non sono solamente le vittime poiché, essendo il bullismo un reato, i bulli rischiano ripercussioni legali da parte dalla scuola o dai familiari della persona bullizzata. Inoltre, la maggior parte dei bulli è coinvolta in altri comportamenti devianti come l’abuso di sostanze stupefacenti (alcool, cocaina, cannabis etc.), piccoli furti o estorsioni, danneggiamento di proprietà e rissa. Infatti, in una buona percentuale i bulli possono presentare disturbi del neurosviluppo come l’ADHD, il disturbo oppositivo – provocatorio e il disturbo della condotta i quali, se non trattati precocemente, predispongono il bullo adulto allo sviluppo di disturbi di personalità, compromettendo ulteriormente il proprio funzionamento sociale, personale, lavorativo e scolastico.
COME INTERVENIRE?
Se vi accorgete che un bambino o un adolescente è coinvolto in una dinamica di bullismo, è fortemente consigliato, per evitare spiacevoli conseguenze sul piano sociale, personale e legale, di rivolgersi ad uno Psicoterapeuta Cognitivo Comportamentale. Infatti, alle vittime possono essere insegnate delle abilità per gestire i comportamenti disfunzionali del bullo, con ulteriore beneficio sulla loro autostima e sul loro carattere. Il bullo invece potrà essere aiutato a comprendere i motivi per cui mette in atto i comportamenti trasgressivi, a sviluppare più empatia nei confronti degli altri, a gestire le emozioni come la rabbia, tollerare la frustrazione e modulare l’aggressività. Inoltre, considerato lo stretto legame tra bullismo e sviluppo di un trauma psicologico, è consigliato integrare la Psicoterapia Cognitivo Comportamentale con il trattamento EMDR e la Flash Technique.
BIBLIOGRAFIA
- Copeland W.E., Wolke D., Angold, A. & Costello J., “Adult Psychiatric Outcomes of Bullying and Being Bullied by Peers in Childhood and Adolescence” (2013)
- Isola L., Romano G., Mancini F., “Psicoterapia cognitiva dell’infanzia e dell’adolescenza. Nuovi sviluppi” (2016)
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- Olweus D., “Bullismo a scuola. Ragazzi oppressi, ragazzi che opprimono” (1996)
- Olweus, D., “Il bullismo” (1993)
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