Come mi accorgo che un adolescente è depresso?
L’adolescenza è un periodo della vita in cui si manifestano con estrema velocità e turbolenza dei cambiamenti fisici, psicologici, emotivi e sociali che hanno un forte impatto sulla crescita del giovane influenzando la sua personalità per tutto l’arco della sua vita. Considerando tali fattori, capita frequentemente che un genitore contatti uno psicoterapeuta perché preoccupato da alcuni comportamenti del figlio. Tra questi sono presenti la difficoltà nel dialogo a causa di un forte bisogno di privacy, frequenti malumori, il rispondere male, un calo del rendimento scolastico, forte interesse per i social network e la tecnologia, il mancato rispetto degli orari facendo spesso tardi e bere alcool o consumare cannabis a scopo ricreativo e sporadico.
Questi comportamenti descritti precedentemente e che sono tipici della fascia adolescenziale diventano spesso causa di conflitti. Infatti, mentre i genitori continuano ad insistere che i figli dovrebbero comportarsi in maniera diversa, i ragazzi tentano di reclamare a gran voce i propri bisogni e desideri. Tuttavia, più il genitore diventa critico e invalidante, più il giovane aumenta la messa in atto di quei comportamenti ritenuti intollerabili dal genitore, alimentando la tensione all’interno del clima familiare.
La depressione in adolescenza invece è un fenomeno che, oltre ad essere molto dipendente dallo stadio di sviluppo in cui si trova l’adolescente, è caratterizzato da diverse manifestazioni psicofisiche che persistono nel tempo e rovinano la qualità della vita a livello sociale, personale e scolastico. Tra questi, ci sono sintomi fisici tra i quali sensazione di stanchezza non dovuta a sforzi eccessivi e mancanza di energia che si presentano senza causa apparente e non sono giustificate da richieste ambientali eccessive, repentine modifiche di peso e di appetito, rallentamento motorio, sonno irregolare, frequenti mal di testa, mal di stomaco e dolori alle articolazioni. Ai sintomi fisici si aggiungono anche dei sintomi cognitivi come la frequenza a sperimentare vergogna e senso di colpa in relazione ad eventi negativi, una bassa autostima dovuta alla convinzione di non essere in grado di raggiungere gli obiettivi prefissati, scarsa autoefficacia a causa della poca fiducia nelle proprie capacità unita ad una sovrastima della frequenza degli eventi negativi e la sottostima degli aspetti positivi di sé. Inoltre, nei casi più a rischio, possono essere presenti idee e comportamenti suicidari. Nonostante in relazione al suicidio ci sia la falsa credenza che “se ne parla vuol dire che non lo farà”, è bene sottolineare che questo comportamento estremo si potrà verificare con maggiore probabilità in presenza di:
- frequenti pensieri riguardanti la morte e il togliersi la vita;
- forte disperazione connessa alla mancanza di aspettative positive per il futuro;
- accurata programmazione di un piano suicidario che, più appare specifico e dettagliato, più
- c’è il rischio che possa essere messo in atto con maggiore probabilità.
La depressione adolescenziale presenta inoltre delle differenze legate al genere:
- nelle femmine si manifesta maggiormente attraverso forti stati d’ansia, disturbi del sonno e dell’appetito, l’insoddisfazione dell’immagine corporea, i sentimenti di fallimento e le idee suicidarie;
- nei maschi sono più frequenti sbalzi d’umore, mancanza di interesse per gli aspetti e le attività che risultavano piacevoli in passato, scarsi risultati scolastici e maggiori idee suicidarie unite a più tentativi di togliersi la vita.
In entrambi i sessi invece possono essere presenti comportamenti antisociali e impulsivi, abuso di sostanze come droga o alcool, difficoltà nella sfera sociale come isolamento e ritiro e comportamenti di autolesionismo i quali contribuiscono all’accrescimento dei tentativi di suicidio.
Non esiste un unica causa alla base della depressione in adolescenza poiché essa dipende dall’interazione di fattori genetici, psicologici e ambientali. Fra questi sono presenti fattori genetici e fattori familiari (es. disturbi psicopatologici nei genitori), modelli educativi genitoriali disfunzionali (genitori distanzianti privi di calore emotivo oppure particolarmente preoccupati, ansiosi e inclini al perfezionismo), eventi negativi nella storia personale del bambino (es. separazione dei genitori, lutto, violenza e abuso verbale e fisico, malattie invalidanti) ed essere vittima o artefice di bullismo.
Le linee guida per il trattamento della depressione nell’infanzia e nell’adolescenza suggeriscono di utilizzare la Psicoterapia Cognitivo Comportamentale che, oltre ad essere più efficace rispetto agli psicofarmaci nella prevenzione delle ricadute, aiuta il paziente a padroneggiare i propri stati emotivi, riconoscere i pensieri disfunzionali e recuperare la fiducia in sé con un conseguente miglioramento della propria qualità della vita. Tuttavia, nei casi più compromessi (es. elevato rischio suicidario), è bene integrare la Psicoterapia Cognitivo Comportamentale con un trattamento farmacologico prescritto da un medico psichiatra.
BIBLIOGRAFIA
- American Psychiatric Association, “Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali – 5° Edizione” (2013)
- Dacomo M. e Pizzo S., “La depressione infantile: Terapia cognitivo comportamentale con bambini e adolescenti” (2012)
- J Am Acad Child Adolesc Psychiatry “Treatment for Adolescents With Depression Study (TADS): rationale, design, and methods” (2003)
- Lewandowski et al., “Evidence for the Management of Adolescent Depression” (2003)
SITOGRAFIA
- ncbi.nlm.nih.gov/pubmed
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