Chiudere la relazione con un narcisista: la storia di O.
RICHIESTA DELLA PSICOTERAPIA
Un po’ di tempo fa ricevo una chiamata da O., una commercialista sulla quarantina e concordiamo di fissare un appuntamento qualche giorno dopo. O. si presenta con i capelli raccolti, un trucco semplice e un abbigliamento non troppo vistoso. Non appena la invito ad accomodarsi nella mia stanza, la sua voce inizia a strozzarsi, dai suoi occhi inizia a sgorgare qualche lacrima e mi dice “Dottore, la mia vita sta andando a rotoli per diverse situazioni. Mi sento impotente e mi mancano le energie per fare qualsiasi attività. Anche una semplice camminata mi appare come una maratona. E’ come se avessi perso il piacere di fare qualsiasi cosa. Tutto mi appare un fallimento e mi sento la maggior responsabile di tutto questo. Ho sempre voglia di rimanere sola. Spesso mi deconcentro a lavoro e per questo ho chiesto al mio titolare due settimane di ferie anticipate. Tuttavia, ciò che mi crea maggior disagio è l’insoddisfazione per la mia attuale relazione sentimentale in cui il mio partner mi fa sentire umiliata e inadeguata, rialimentando costantemente il mio senso di inutilità”
Tra le tante situazioni che la preoccupano, mi riferisce “Voglio capire cosa sta accadendo tra noi due. Stiamo insieme da quattro anni ma negli ultimi tre i litigi relativi alla normale amministrazione della vita quotidiana sono aumentati. All’inizio sembrava un uomo brillante, intraprendente e sicuro di sè e nulla sembrava scalfirlo. Adesso litighiamo anche per le cose stupide. Ho sempre abbozzato credendo che pian piano le cose sarebbero tornate come prima e che lui sarebbe tornato quello all’inizio ma col passare del tempo ci siamo allontanati e lui nè sembra cogliere questa mia distanza nè mi viene incontro. Ho provato a prendere il discorso diverse volte ma è come parlare con un muro perché per lui va bene tutto e sono io quella strana. Sembriamo due coinquilini, a casa non c’è dialogo e lui non mi aiuta nei lavori domestici, come se tutto gli fosse dovuto. Penso di non essere una buona partner e non mi sento stimata. Mi sento come Cenerentola. Tutto o è dato per scontato o non va mai bene come dovrebbe. Tanto se sta bene lui stanno bene tutti… Tutto questo mi rende triste e non so più come uscire da questo vortice”
Nei successivi colloqui, le chiedo se generalmente ha avuto la sensazione di sentirsi trasparente agli occhi del suo partner e se a questi comportamenti di trascuratezza seguissero sentimenti di tristezza, delusione, senso di inadeguatezza e autosvalutazione. O. conferma queste mie prime affermazioni. Inoltre, le chiedo anche se avesse notato che il suo partner evitasse la vicinanza emotiva, considerandola superficiale e se nelle discussioni fosse verbalmente aggressivo quando gli si faceva notare che lui sbagliasse. Anche queste seconde affermazioni vengono confermate e la paziente mi riporta alcuni episodi in cui ciò era accaduto. Approfondendo ulteriormente questa relazione disfunzionale, riusciamo a capire che il suo compagno non sembra cogliere i bisogni degli altri, appare freddo e distaccato e tende a vivere la maggior parte delle relazioni per avere tendenzialmente un ritorno personale.
La mia paziente lo definisce un uomo “egoista, poco empatico e dalla sensibilità di una lastra di marmo”. Noi terapeuti abbiamo invece un nome per descrivere pensieri, emozioni e comportamenti di queste persone: Disturbo Narcisistico di Personalità.
ANDAMENTO DELLA PSICOTERAPIA
Nel corso della psicoterapia, ci focalizziamo su tutto ciò che la spinge a rimanere nella relazione, accettando continue umiliazioni e trascuratezze.
O. mi racconta che sin da piccola ha avuto la costante sensazione di essere vulnerabile indifesa. I suoi genitori erano spesso assenti per lavoro o per vicissitudini familiari e di conseguenza poco attenti ai suoi bisogni, se non quando lei si faceva in quattro per farli stare bene, compiacendoli in tutto e mettendo da parte i propri desideri di bambina. Questo modo di fare sembrava infatti le uniche modalità che da bambina O. aveva per ricevere un briciolo di considerazione da parte dei suoi genitori.
Le faccio notare che l’essere molto accudente e compiacente con gli altri sono modalità relazionali che ha imparato nel corso della sua infanzia poiché era l’unico modo che da piccola conosceva per ricevere stima, affetto ed attenzioni. Ed è per questo motivo che si è sempre incastrata in relazioni malate in cui gli altri erano poco o per nulla cooperativi e lei credeva di non dare mai abbastanza, sentendosi spesso in colpa, inadeguata e sbagliata. Rendendola dunque consapevole delle motivazioni per cui manteneva questa relazione, nella nostra terapia riusciamo a capire che esprimere e dare valore ai propri bisogni, senza calpestare quelli altrui, è un suo diritto come lo è dire di “no” per dare priorità ai propri desideri, senza sentirsi troppo colpevoli di come gli altri reagiranno.
FINE DELLA PSICOTERAPIA
Alla fine della terapia la paziente afferma “La psicoterapia mi ha aiutato a terminare questa relazione con quest’uomo sbagliato, a gestire meglio la relazione con me stessa e soprattutto con gli altri a livello sociale e lavorativo. Inoltre, faccio tesoro del fatto che ho imparato a mettere prima davanti me stessa piuttosto che il benessere altrui. Ho iniziato finalmente a sperimentare un notevole senso di libertà e una buona consapevolezza nelle mie scelte quotidiane, soprattutto sentendomi meno responsabile delle reazioni altrui in base alle mie scelte poiché ho imparato a dargli il giusto peso”.
CONCLUSIONI
Spero che il racconto di questa mia cara paziente possa essere un buon esempio per capire che tentare di cambiare i propri partner, continuando a soffrire inutilmente, non è mai la strada giusta da prendere. Infatti, non si soffre per come il partner si comporta ma per i motivi per cui ci si ostina a stare con lui, insistendo portare avanti una relazione tossica. Dunque, se si vuole dunque riprendere in mano la propria vita consapevolmente, è consigliabile affrontare i propri temi personali attraverso una psicoterapia cognitivo comportamentale.
Nota bene: La paziente ha acconsentito alla pubblicazione del seguente testo e, per tutelare ulteriormente la sua privacy, le sue generalità sono state modificate.
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