L’ipocondria: liberarsi dal timore delle malattie
Nella quinta edizione del manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali, il Disturbo da sintomi somatici e il Disturbo da ansia di malattia comprendono le caratteristiche dell’Ipocondria, termine che ormai nella letteratura psichiatrica e psicologica non viene più utilizzato.
Infatti, entrambi i disturbi precedentemente menzionati rientrano nel capitolo “Disturbo da sintomi somatici e altri disturbi correlati” in cui sono presenti varie categorie diagnostiche accomunate da un elemento in comune: il disagio non è attribuito alla presenza dei sintomi somatici stessi ma piuttosto al modo in cui tali sintomi vengono interpretati in quanto ad essi si associano pensieri e comportamenti anomali. Dunque, l’assenza di una spiegazione di origine medica dei sintomi somatici non è più considerata il requisito primario per effettuare la diagnosi.
Il Disturbo da sintomi somatici si caratterizza per la presenza di uno o più sintomi somatici che, essendo erroneamente interpretati come segno di una patologia pericolosa, interferiscono con la qualità della vita per un periodo superiore a sei mesi. Inoltre, sono presenti pensieri e comportamenti eccessivi relativi alla gravità dei sintomi sperimentati, forte ansia e la preoccupazione continua per la propria salute. Tuttavia, la preoccupazione per la malattia non deve essere correlata alla presenza di un altro disturbo mentale.
Il Disturbo da ansia di malattia è diagnosticabile quando l’individuo sperimenta da almeno sei mesi la preoccupazione di avere o contrarre una grave malattia non diagnosticata in assenza di sintomi somatici. A ciò, si aggiunge un elevato livello di ansia per la salute (es. monitoraggio continuo del proprio corpo, controlli ripetuti per accertare la malattia temuta come frequenti visite mediche, scrupolosi accertamenti sui siti internet di medicina e frequenti rassicurazioni da parte delle persone più intime) o, contrariamente, la messa in atto comportamenti evitanti (es. evitare ospedali e visite mediche). Tuttavia, in alcuni casi, i sintomi somatici possono essere presenti in lieve entità e vengono interpretati in modo catastrofico. Inoltre, la preoccupazione per la malattia non deve dipendere da un altro disturbo mentale.
Gli elementi che accomunano entrambi i disturbi precedentemente menzionati sono l’eccessiva ansia associata alla convinzione di avere una grave malattia che viene immaginata come invalidante, degradante e in lento declino e la rigida scrupolosità per evitare il senso di colpa di non essere stati abbastanza prudenti. Infatti, questi individui, essendo esclusivamente concentrati sull’azzeramento totale del rischio di malattia e dell’ansia, vogliono evitare a tutti i costi di essere malati e di essere persone deboli fisicamente e psichicamente.
Secondo le recenti ricerche scientifiche, entrambe le precedenti forme di psicopatologia possono essere curate con successo attraverso la Psicoterapia Cognitivo Comportamentale, un metodo non farmacologico che si dimostrato estremamente efficace nel modificare le credenze ipocondriache, nel fa accettare l’individuo il rischio di malattia e di debolezza e nel prevenire e ridurre le ricadute. La psicoterapia cognitivo comportamentale si è inoltre dimostrata molto più risolutiva degli psicofarmaci i quali, nelle forme più lievi, si limitano solo a ridurre l’ansia a breve termine, non costituendo dunque una forma di cura risolutiva. Inoltre, considerato lo stretto rapporto che intercorre tra l’insorgenza di sintomi ipocondriaci ed eventi traumatici emotivamente non sostenibili, è opportuno integrare la Psicoterapia Cognitivo Comportamentale con il trattamento EMDR.
BIBLIOGRAFIA
- American Psychiatric Association, “Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali – 5° Edizione – Text Revision” (2023)
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